Nel caso in cui si procede all’acquisto di un bene immobile caratterizzato da una finalità specifica, non di rado potrebbe nascere la necessità di poter fruire di quest’ultimo per qualcosa che risulta essere del tutto differente.
In una situazione del genere, piuttosto che optare per una vendita frettolosa del locale, potrebbe essere utile cambiare la destinazione d’uso, dando così nuova vita all’edificio dopo averlo tramutato in un’attività commerciale o in un appartamento.
In ambito urbanistico, il termine destinazione d’uso sta ad indicare l’insieme di tutti quei diritti connessi all’utilizzo di una costruzione edilizia. La legislazione vigente impone sia i limiti sia i criteri attinenti all’esercizio del diritto di proprietà sul bene, regolamentando inoltre le facoltà dell’intestatario in relazione a una vasta e variegata gamma di fattori di pubblico interesse, dal rispetto per l’ambiente fino ad arrivare a uno sviluppo urbanistico sostenibile. Detto questo, quali sono i passaggi da seguire? Di seguito una breve guida a proposito.
Cosa tratteremo
Le linee generali
Nel caso in cui il cambio di destinazione d’uso non preveda interventi evidenti, colui che detiene la proprietà dell’immobile non è tenuto a richiedere alcuna concessione edilizia. È compito di ogni singola Regione provvedere a elencare tutte quelle situazioni che, provocando un cambiamento dell’assetto sia urbanistico che edilizio, richiedano il rilascio di un permesso o, in alternativa, la presentazione di una denuncia di inizio attività.
Cosa buona e giusta è che pertanto il proprietario dell’immobile raccolga tutte le informazioni riguardanti la legislazione vigente nella Regione dove il proprio bene è situato. Qualora si ritengano, invece, imprescindibili delle variazioni di matrice strutturale, andrà richiesto il permesso a costruire.
L’iter da seguire
Scendendo maggiormente nel particolare, il primo step da compiere è quello di contattare il proprio tecnico di fiducia, al quale andrà affidato il compito di raccogliere tutti i documenti concernenti l’immobile, i quali sono custoditi all’interno degli archivi comunali. Per accedere a tutti questi atti (concessioni, permessi per costruire e molto altro), egli dovrà far pervenire una richiesta di visura successivamente alla quale, dopo aver visionato con attenzione ciascun documento, si potrà o meno accertare la mancanza di eventuali abusi edilizi.
Completato questo primo passaggio, arriverà il momento di verificare la sussistenza dei requisiti igienico-sanitari dell’intervento commissionato, insieme alla potenziale progettazione degli ambienti. Ultimato anche questo, verrà stilato il permesso a costruire.
Nell’arco di 60 giorni circa, la pratica urbanistica potrà in questo modo essere presentata. Delle tempistiche più o meno dilatate è responsabile il rintraccio della documentazione negli archivi del Comune nel quale l’immobile è dislocato.
L’espletamento del cambio di destinazione d’uso non può, inoltre, prescindere dall’accertamento della conformità dell’impiantistica.
I costi
In ultimo, non in ordine d’importanza, vi sono adempimenti economici che possono essere ripartiti nella maniera che segue:
- in primis, vi sono i costi inerenti tutti quegli interventi volti a rendere la costruzione idonea a ciò che dice la legge in riferimento ad una particolare categoria. In tale gruppo possono essere compresi anche quelli necessari alla messa a norma degli impianti;
- non da trascurare sono inoltre gli oneri da corrispondere ai tecnici per le pratiche catastali e quelle legate all’impiantistica;
- da tenere a mente sono, infine, i costi di urbanizzazione e i diritti di segreteria, i quali cambiano da Comune a Comune.